LANCIANO – E’ una vera e propria campagna educativa quella che la Asl ha lanciato oggi, giovedì 12 novembre, in occasione della Giornata della salute mentale contro lo stigma e il pregiudizio, che quest’anno punta al coinvolgimento delle giovani generazioni, solitamente distanti, per ragioni anagrafiche, dal tema della malattia psichica. Una scelta che mira alla diffusione di una cultura diversa, nel segno del rispetto e della piena integrazione dei malati di mente nella vita sociale, lavorativa e di relazione, e che può più facilmente svilupparsi tra i ragazzi. Stamattina presso il Cinema Corso di Vasto, è stato proiettato il film “Si può fare” di Giulio Manfredonia, con Claudio Bisio e Anita Caprioli, una commedia che offre uno spaccato della vita degli psichiatrici e della loro difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro a causa dell’antico pregiudizio che inchioda questi malati al cliché dei soggetti socialmente pericolosi e condannati a vita a un deterioramento progressivo.
Alla proiezione hanno assistito anche gli studenti delle 5 classi degli Istituti Superiori di Vasto, che al termine sono stati invitati a confrontarsi in un dibattito al quale hanno preso parte Nicola Carlesi, Giovanni Colonna, Psicologo supervisore delle attività riabilitative del Servizio Salute Mentale di Vasto, e Domenico Mattucci, Responsabile delle cooperative impegnate con l’Azienda sanitaria nei programmi di riabilitazione psichiatrica. Ma la ricorrenza quest’anno ha offerto lo spunto per qualche considerazione polemica, visto che quello dei malati di mente rappresenta un problema di stretta attualità nella nostra regione: «Se la politica avesse investito realmente sulla riabilitazione psichiatrica oggi non ci troveremmo a risolvere un problema spinoso come quello di Villa Pini, a cui è stato lasciato il monopolio in tema di assistenza a questi pazienti» affonda Nicola Carlesi, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl.
E continua: «Con un ritardo colpevole sull’applicazione della legge Basaglia, ci troviamo di fronte a una ordinanza di chiusura di una struttura già chiusa, e dobbiamo cercare alla svelta una soluzione per i pazienti ricoverati, che prima di tutto vanno collocati in una sistemazione sicura, e poi rivalutati singolarmente. Molti di loro sono stati tenuti in quella struttura in modo inappropriato, perciò sarà necessario rivedere i singoli casi e costruire per ciascuno un percorso, facendo della riabilitazione il primo obiettivo da perseguire».
Inaugurata poi, nel pomeriggio, anche la nuova sede del Centro Diurno di Vasto, in corso Plebiscito 65, frequentato attualmente da 17 utenti inseriti nel percorso di recupero psico-sociale.
E in merito Carlesi ha affermato: «Il recupero delle abilità residue dei malati psichiatrici rappresenta il punto centrale della nostra attività poiché le strutture di riabilitazione sono uno strumento di inclusione importante nel nostro percorso terapeutico, dove riannodare i fili spezzati dalla sofferenza mentale, e ripristinare quelle attività emotive, sociali e intellettuali indispensabili per vivere e lavorare nella società. I malati, col nostro aiuto, ce la mettono tutta per riprendere i panni della normalità, ma hanno bisogno di reintegrarsi nel tessuto sociale, non più oggetto di diffidenze e luoghi comuni che condannano all’emarginazione più della stessa malattia. Solo attraverso una diversa accettazione da parte della società questi soggetti avranno la possibilità di tornare a sentirsi nuovamente persone».
Barbara Lanci
tratto da: http://www.pagineabruzzo.it 12/11/2009