“La favola del serpente” nasce nell’agosto 1968. E’ un prodotto “sessantottino” in tutto e per tutto.
Prodotto dalla Radiotelevisione finlandese (Yleisradio) – io sono d’origine finlandese – , testimonia dei fermenti culturali, liberatori, in quegli anni fortemente sentiti in tutto il mondo, dalle università californiane alla Germania, alla Francia, all’Italia, e anche alla Finlandia.
Erano gli anni della “immaginazione al potere”.
Il ’68 parigino era limpido nelle menti di tutti, così anche in me e in mio marito Carlo Rognoni quando per la prima volta approdammo a Gorizia e incontrammo Franco e Franca.
Era per un sopralluogo: avevo appena firmato il contratto con la televisione del mio Paese. Fu un “sopralluogo” che ci cambiò la vita. Se ho avuto dei “maestri” nella mia vita, questi sono stati Franco Basaglia e Franca Basaglia Ongaro.
Ero appena arrivata in Italia, ma già impregnata dalla “rivoluzione culturale” che si stava facendo strada anche in Finlandia. La lettura del libro di Franco, “Istituzione negata”, mi ha stregato: vi vedevo le basi concrete per un vero cambiamento della società. E’ a un capitolo di questo libro che rimanda il titolo del mio documentario “La favola del serpente”. Successivamente ho anche tradotto il libro nella mia lingua, il finlandese, appunto.
Il documentario fu girato, come da accordi tra televisioni europee, da una troupe della RAI di Venezia, e montato a Milano, nella sede RAI di Corso Sempione.
La stessa fattura del documentario rimanda a quegli anni: è in bianco e nero; con grande spazio dato all’aspetto didascalico; e con un tentativo di ripetere l’esperienza francese del “cinéma-vérité”.
Quello che, forse, colpisce ancora oggi è lo sguardo puro – seppure con qualche forzatura di tipo didattico! – che allora avevo posto sulla vivace e variegata comunità dell’Ospedale di Gorizia. Non poteva essere diversamente: visitando i reparti, passeggiando lungo i viali dell’Ospedale, guidata da Franco Basaglia, il suo pensiero puro mi aveva contagiato.
E’ quella purezza che voglio conservare dagli anni della ”immaginazione al potere”.
Per farvi capire come eravamo in quegli anni, bisogna sapere che la scena finale del ballo e dei palloncini che volano via, fu girato da mio marito durante quel sopralluogo “fatale” in cui incontrammo Franco e Franca. Aveva portato con sé la sua ingombrante camera di 16 millimetri: apparecchio eccezionale che richiede, appunto, immaginazione; molto di più delle videocamera digitali di oggi!
Orvieto 22 giugno 2011
Pirkko Peltonen