Di Barbara Buoso
Radio1: LA RADIO NE PARLA. su gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
Quale futuro attende le circa settecento persone internate negli ospedali psichiatrici giudiziari, che il 31 marzo chiuderanno i battenti, secondo la legge 81/2014? Come avverranno le dismissioni? Quali regioni sono pronte a gestire i passaggi successivi? E la collettività cosa pensa di tutto questo? Sono gli argomenti al centro della puntata del programma di Radio1 Rai “La Radio ne parla”, che venerdì 13 marzo, dalle 10.00 andrà in onda in diretta dall’Opg di Castiglione Delle Stiviere (l’unico che ha anche una sezione femminile), dando la parola a personale sanitario, volontari e internati. In gioco il forte impatto che avrà sulla collettività il destino dei cosiddetti “folli rei” (le persone inferme di mente che hanno commesso gravi reati) tra paura e pregiudizi. Ilaria Sotis, in conduzione, fa il punto sull’applicazione della legge con interviste al Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, ai partecipanti al movimento Stop Opg e ai familiari delle persone con disabilità intellettiva.
Padova, 14 marzo 2015 (mail inviata alla redazione)
Gentile Signora Sotis, ho ascoltato la puntata ieri sera, a letto, imbeccata, via email, da Anna Poma. A dire la verità morivo dal sonno e non ce la facevo a prendere sonno (malgrado, signora Sotis, io prenda le pastichette per dormire). Ho cercato la puntata sul mio telefono (di ultima generazione eh, non uno scassone di seconda mano) a letto, pacifica sotto le mie lenzuola di lino (che vuol fare, sono una viziata) e il piumino di vera piuma d’oca. Vera, signora Sotis.
Ho mandato in riproduzione la puntata e mi sono congratulata immediatamente della conduzione fonetica della puntata: vocio di gente ‘comune’ in sottofondo, la sottolineatura magistrale da parte sua delle ‘voci’ in onda. Voci dall’aldilà, mancava solo questa nota fuori campo a questa intro. Veniva quasi voglia di prendere su baracca e burattini e raggiungere l’OPG di Castiglione: apritemi, fatemi entrare, voglio uscire dalla mia vita.
Mancava solo questa battuta alle tante comparse del suo servizio. Non riesco a chiamarle diversamente, mi spiace.
S’è parlato di Codice Rocco univocamente, come mai – gentile signora Sotis – non ha approfondito, come farebbe un qualunque giornalista anche di cronaca nera – minimamente le argomentazioni poste sul tavolo della ‘discussione’?
S’è parlato di ‘fascette’, non ricordo, ‘braccialetti’? Utili a mettere in atto la contenzione “gesto terapeutico necessario”. Ma perché, mi perdoni, non avete usato – almeno – le parole giuste? Non sono stati usati i termini che, di fatto, rappresentano la realtà. Timore di non fare un quadro abbastanzo idilliaco e tranquillizzante per l’ascoltatore. “State tranquilli, i matti cattivi li teniamo qua dentro, non vi faranno male, state sereni, ci siamo noi, eroi”.
Secondo me, lei, pensava di condurre uno special di braccialetti rossi. Dia un occhio al copione, la prego, c’è tempo per porre rimedio, sa?
Io, fossi una giornalista, mi domanderei perché – un paese che si dice civile – interni persone senza processo solo perché qualche medico fantasioso ha messo una bella etichetta addosso a quella persona: schizofrenico, bipolare, borderline e chi più ne ha più ne metta.
Le dico di me. Io, sulla carta, sono ‘malata mentale’, ho almeno una dozzina di diagnosi (effettuate da medici, cara mia, con la M maiscula: 300 euro a botta per prescrivermi fluoxetina e depakin): schizofrenia, disturbi della personalità, bi-tri-polare, borderline e giù di lì. Assumo psicofarmaci da 28 anni. Litigo, sono una litigona nata, la gente litiga con me e spesso finisce a parolacce: reciproche. Lavoro anche, sono una dirigente, ma anche responsabile SGQ (io, fossi in lei, farei una puntata sui sistemi di gestione della qualità, lì sì, lì sì c’è follia), RLS e altre cosette. Amo anche scrivere sa? Ho pubblicato un paio di libri, l’ultimo proprio lo scorso anno con Baldini & Castoldi. Ho casa di proprietà, un reddito alto, decisamente alto, come le dicevo dispongo pure di strumenti tecnologicamente avanzati.
Lei non ha paura di me? Sa quanta gente ‘come me’ circola? Non sente un brivido lungo la schiena? E se mi parte la brocca? Mica c’è il dottor.. non ricordo il nome.. (meglio) con le sue fascette a ‘salvare’ voi sani. Vuol sapere qual è la differenza tra la mia vita e quella di quei figuranti che ieri avete fatto recitare? Il lavoro. Un reddito. Un posto nella società. Gente, grazie al cielo, diversa dai medici che mi danno le ‘pastichette’ per staccare la fattura. Gente, amici, che – pare una seduta da uno psicologo – ma poi te ne esci con libri da leggere, film da vedere e parlarne assieme, persone che non sono ‘migliori’ di te, anche loro hanno avuto momenti di rabbia, tensione, paura, ma hanno avuto, anche loro, di aver persone in grado di accoglierle.
Gentile signora Sotis, sarebbe bello che il servizio pubblico non mandasse in onda storielle di stato, brandendo la bandiera giallo-nera del colera a bordo per spaventare i benpensanti. Le piaccia o no: siete – siamo – circondati da persone vive, vive, e in quanto tali in preda a paure, sconforti, squilibri, eccessi, fervori. Dolori. E, grazie al cielo, ‘riprese’.
Buone cose signora Sotis.
Barbara Buoso