I diritti umani al centro della salute mentale: dalla convenzione ONU alle pratiche di libertà
L’incontro dei leader mondiali
Il Dipartimento di Salute Mentale dell’AAS n. 1 Triestina, che è Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca e la Formazione, organizza, col sostegno della Regione FVG con il Patrocinio della Provincia e del Comune di Trieste, in collaborazione con università e istituti di ricerca e formazione nazionali e internazionali,il meeting internazionale: “Territori senza segregazione – la sfida della porta aperta, del discorso aperto, dell’accesso libero nella salute mentale e nei servizi attraverso pratiche di libertà”, che si svolgerà a Trieste dal 16 al 18 dicembre pv. all’interno del Parco Culturale di San Giovanni, nel Teatrino “Franca e Franco Basaglia” e nella Direzione del Dipartimento di Salute Mentale.
Esso si colloca nell’ambito delle attività dell’International School Franca e Franco Basaglia, realizzata a partire dal 2011, col supporto dell’OMS, che intende insegnare, trasmettere e attualizzare il pensiero e la pratica di Franca e Franco Basaglia e dell’esperienza di Trieste, fondata sulla centralità della persona come cittadino dotato di pieni diritti, e in generale l’approccio critico alla psichiatria nel senso della lotta all’istituzionalizzazione e alla medicalizzazione, promuovendo un concetto integrato di cura basato sulla comunità che esclude l’impiego di mezzi oppressivi e repressivi. Essa pertanto intende diffondere tutte le pratiche le esperienze che a ciò si ispirano, fondate sui medesimi valori, e riconosciute come utili all’innovazione in salute mentale.
Questo incontro, finanziato nell’ambito del progetto internazionale legato all’attività del CC OMS e denominato “Freedom first – Implementazione progetti di collaborazione internazionale finalizzati all’approccio basato sui diritti fondamentali (Free_No.1)”, ha lo scopo di scambiare esperienze e pratiche attraverso un processo di apprendimento reciproco tra innovatori, espandendo la rete internazionale in direzione del cambiamento e realizzando un Piano d’Azione.
A questo evento porteranno il loro contributo molti importanti partner e leader di portata internazionale. Saranno presenti oltre 300 operatori da 21 paesi, dalla Serbia all’India, dalla Palestina agli Stati Uniti, provenienti da servizi, istituzioni, ONG e reti internazionali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sarà rappresentata dalla Direttrice dell’Ufficio Regionale Panamericano di Washington, dr.aDevoraKestel e saranno inoltre presenti il già Direttore della Divisione Salute Mentale e Abuso di Sostanze di Ginevra, dr. Benedetto Saraceno, Centri Collaboratori per la Salute Mentale (Verona, Lille), Uffici nazionali dell’OMS (Giordania, Palestina, Pakistan).
Oltre al valore programmatico, che si concretizza attraverso gruppi di lavoro e seminari, l’evento rappresenta un’importante occasione formativa aperta a partecipanti provenienti sia dall’Italia che dall’estero.
Tra gli argomenti:
– La questione dei diritti e dell’etica della cura
– Il programma WHO QualityRights e la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità.
– Il discorso aperto: rispetto dei diritti, parità dei soggetti coinvolti e condivisione delle pratiche
– Co-produzione, “niente su di me senza di me”: coinvolgere l’utente nella coproduzione dei servizi.
– Il coinvolgimento della comunità – Sviluppo di comunità e learning set, per cambiare il pensiero, le pratiche ed il sistema.
– Recovery – L’attraversamento del sistema
– La porta aperta: il diritto alla libertà e alla sicurezza – evitare la contenzione e la restrizione della libertà
– La questione e la pratica della psichiatria forense in Italia e nel mondo: il rischio della transistituzionalizzazione
Quest’ultimo tema, che sarà affrontato nella giornata di venerdì 18 dicembre, prevedrà la presenza delle autorità regionali, del sen. Luigi Manconi, di giuristi, del Comitato StopOpg oltre che degli operatori impegnati sul campo.
Mentre la psichiatria non altera il suo paradigma e continua a proporre forme di esclusione, reclusione e segregazione, legittimate da motivazioni terapeutiche o imposte da forme di controllo sociale, si impone ancora una volta una scelta di campo a favore della persona sofferente. Da un lato ciò comporta la difesa delle lesioni di diritto, come nel caso dei trattamenti obbligatori e della contenzione fisica, e dall’altro il sostegno in positivo all’esercizio dei diritti fondamentali. Questo processo viene richiesto agli Stati dalla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità dell’ONU, ratificata dall’Italia nel 2009, su cui grande attenzione viene ora posta anche alla salute mentale.
La scelta di campo deve poter generare pratiche basate su valori e che producono delle evidenze in termini di esiti individuali e complessivi.
Tutto ciò implica il coinvolgimento dell’utenza in senso allargato, dell’utente primario, del carer e del familiare, della comunità stessa, in una co-produzione di programmi e di servizi che si allargano a tutto lo spettro dei bisogni, alla vita. Non vi è coinvolgimento senza diritto alla parola, al dibattito, al dialogo, se non si crea un discorso aperto, il cui orizzonte è quello del recuperarsi di sé e di un sistema che si autocura, di “un’istituzione che cura sé stessa” (Basaglia); e di una comunità che impara continuamente, dalle esperienze reali dei suoi protagonisti, e che di esse fa la chiave del cambiamento del sistema di cura e della realizzazione di nuovi servizi.
La sfida delle riforme sta attraversando oggi ancora le questioni della pericolosità e della discriminazione, come esemplarmente accade con la chiusura degli OPG in Italia, e la chiave dei diritti sembra l’unica ancora una volta in grado di contrastare le scelte tecniche acefale, senza orizzonte valoriale.
Come introdurre allora una nuova idea di de-istituzionalizzazione, intesa come cambiamento di pensiero, pratiche e sistemi, che lavori sulle contraddizioni delle istituzioni, come quella tra cura e controllo? E che smonti il ritorno della pericolosità come paradigma del controllo sociale cui è chiamata la psichiatria? Ogni istituzione va “contemporaneamente agita e negata”, come ad esempio è possibile fare anche nelle condizioni peggiori, come quando il lavoro nelle misure di sicurezza è ispirato alla recovery ed all’emancipazione.
L’evento èrealizzato in collaborazione con World Health Organization (WHO)and:
- International Mental Health Collaborating Network (IMHCN)
- World Association for Psychosocial Rehabilitation (WAPR)
- MentalHealth Europe (MHE)
- TrimbosInstituut (the Netherlands)
- COPERSAMM / ConfBasaglia
- Fondazione “Franca e Franco Basaglia”,
- Fondazione Fiocruz (Brasile)
- EPSM Lille (WHOCC)
- WHOCC Verona
- Comitato StopOpg
- NGO Banyan – Chennai (India)
- HospitalPermai Johor Bahru (Malaysia)
- International Aid Network – IAN (Belgrade)
- ABRASME (Brasile),
- UNESP (Brasile)
- Lister (Utrecht)
- Altrecht Services (Utrecht)
- Tata Foundation Trust (India)
- Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO)
Per contatti:
Segreteria Direzione DSM:
040 3997439 / 7356 – fax 040 399 7363