Mentre da tempo ci preoccupa lo stato dei Servizi di salute mentale in Italia e quotidianamente dobbiamo denunciare la qualità frammentaria e scadente dei percorsi di cura, le pratiche segreganti e contenitive, il ritorno prepotente di psichiatrie fondate sul paradigma biologico- medico, la diffusa disattenzione dei governi regionali alle questioni della salute mentale, l’ impoverimento progressivo dei servizi e del welfare, l’apertura di un numero rilevante di mini OPG regionali voluti dalla legge di chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, a diverso gradiente di sicurezza, per l’accoglienza di persone in misura di sicurezza detentiva….
Mentre sull’ onda lunga dei percorsi di inclusione, di allargamento della democrazia e dei diritti sancito dalla L.180 che ha messo fine allo statuto speciale per le persone con problemi di salute mentale, sempre più persone con l’esperienza della sofferenza mentale entrano in gioco come protagonisti nel dibattito sulla malattia, sulla guarigione, sui percorsi di ripresa, sulla qualità delle risposte dei servizi…..
Mentre le associazioni dei familiari intorno all’Unasam -la Federazione che raccoglie circa 170 associazioni di familiari- continuano nel loro percorso vigile di interlocutori istituzionali garanti del diritto alla cura, di sostegno e di mutuo aiuto tra i familiari con esperienza e sono di fatto insostituibile riferimento per l’accoglienza di quelle famiglie che per la prima volta si trovano a vivere l’esperienza della sofferenza mentale…
Mentre nel gennaio del 2013 la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema sanitario nazionale, nella sezione relativa al funzionamento dei Servizi per le tossicodipendenze e i Dipartimenti di salute mentale, relatori gli onorevoli Saccomanno e Bosone, é intervenuta sottolineando la validità della normativa vigente ed affermando che “dove l’applicazione […] è avvenuta senza indugio e i servizi di salute mentale sono stati realizzati in modo efficiente, gli stessi sono stati valutati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come un modello di eccellenza internazionale; ove ciò non è avvenuto, si sono prodotte lacune, anche gravi, nella rete globale dell’assistenza sanitaria, fino a situazioni di franco degrado” ed ha proposto il rafforzamento del sistema dei servizi territoriali, dei Centri di salute mentale aperti sulle 24 ore, , il ridimensionamento delle cd “strutture residenziali” a favore dei progetti terapeutico-riabilitativi individuali, la valorizzazione delle competenze degli utenti e dei familiari e la loro partecipazione, il rafforzamento della cooperazione sociale…..
Siamo costretti, e non avremmo voluto, a riparlare della L.180. ci costringe a farlo la presentazione il 13 maggio 2013 (!) di un disegno di legge di iniziativa popolare “L. 181”, proposto dall’associazione Le parole ritrovate. La campagna la raccolta di cinquantamila firme necessarie è già cominciata e durerà fino al prossimo dicembre. Riteniamo di non aver bisogno di una nuova legge e, condividendo tutte le preoccupazioni espresse da Cecconi e Amerini della Cgil nel comunicato del 7 agosto, riteniamo dannosa questa campagna perché non potrà raggiungere, come si propone, lo sviluppo e la diffusione delle buone non meglio definite pratiche ; perché i buoni propositi degli operatori non si diffondono per ossequio a una legge dello stato; perché darà voce alle polemiche e ai luoghi comuni che da trent’anni non hanno smesso di confondere e ingrigire l’orizzonte del cambiamento; perchè alimenterà divisioni tra cittadini ed operatori, alibi per le amministrazioni regionali e ulteriori perdite di tempo.
Oggi, quanto mai, nell’attuale degrado culturale, sociale, politico, abbiamo bisogno di rimanere uniti, ognuno a partire dalla propria storia e dalla sua specifica esperienza, nella ricerca comune per resistere, se non di progredire, nel cammino della democrazia e dell’allargamento degli spazi di libertà e diritti per tutti.
Meglio sarebbe convergere tutti intorno alla formulazione di di un nuovo Progetto obiettivo nazionale. Le proposte di le parole ritrovate troverebbero in quell’ambito un terreno di confronto sicuramente più appropriato.
Non c’è necessità alcuna di cambiare la legge 180 e tanto più gli articoli 33, 34, 35 della legge di riforma sanitaria, la L.833/78. Si rischierebbe solo di offrire un buon grimaldello a quelli che vogliono azzerare la riforma del sistema sanitario nazionale, già messo in discussione nei fatti come servizio pubblico ed universalistico.
Nel 1978 la legge di riforma psichiatrica e quella sull’interruzione volontaria di gravidanza aprirono la strada per la grande riforma del sistema sanitario. Oggi, e da tempo, si vuole metterla in discussione proprio a partire da queste due grandi leggi.
Come già detto nel documento fondativo, il Forum intende ribadire, a maggior ragione in questa circostanza che “…. oggi la legge si debba difendere riaprendo il dibattito sulla qualità dei servizi, sugli stili operativi, sui modelli organizzativi, sulle risorse in campo, sull’uso delle risorse umane e materiali, sull’avvenuto restringimento delle pratiche per la salute mentale alla sola psichiatria, pena l’azzeramento della forza innovativa dell’esperienza italiana di deistituzionalizzazione, l’oscuramento dei soggetti, la negazione dei diritti, l’abbandono degli utenti con più basso potere contrattuale.”
È quanto mai necessario ricominciare a discutere, anche approfittando della “provocazione” di parole ritrovate. Il sito del forum intende aprire una finestra su questi temi. Chiediamo a tutti di intervenire, per portare avanti quel dibattito collettivo di cui abbiamo sempre più bisogno.
Giovanna Del Giudice
Portavoce forum salute mentale