E’ stato pubblicato il decreto del Ministero della Salute che approva il programma “per la Regione Lombardia per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari” e lo finanzia per 32 milioni di euro (vedi).
Il programma della Regione Lombardia :
- da per scontato che il numero dei lombardi destinati all’internamento nelle nuove strutture sarà almeno uguale a quello degli attuali internati lombardi;
- da per scontato che i moduli residenziali (20 posti) possano essere tranquillamente aggregati, privilegiando gli aspetti logistici a quelli della diffusione territoriale;
- da per scontato che l’OPG di Castiglione delle Stiviere sia già il nuovo modello di riferimento, e, dunque, ne prevede l’ammodernamento attraverso la costruzione di sei moduli residenziali;
- da per scontato che l’influenza di tale modello sarà presente anche nei moduli di 40 letti letti previsti a Leno (Brescia), Mariano Comense e Garbagnate (Milano);
- da per scontato che le nuove strutture extraospedaliere si possano ricavare nei padiglioni dell’ex ospedale psichiatrico Limbiate;
- da per scontato che siano le Aziende Ospedaliere (Mantova, Desenzano, Como e “Salvini” di Garbagnate) le titolari delle strutture extraospedaliere.
Questo il succo.
Per conoscere la genesi di questo approccio neomanicomiale basta leggere la dettagliata relazione contenuta nella delibera della Giunta della Regione Lombardia del 14 maggio 2013.
Quando si fa discendere tutto dall’inserimento nell’ambito del servizio sanitario regionale della medicina penitenziaria, oppure quando si ricorda l’autonoma progettazione del “superamento dell’OPG”, nel 2009-2010, ben prima che la commissione Marino sollevasse lo scandalo.
Ed è una rivendicazione corretta perchè quello che con il programma lombardo si vuole realizzare è, in definitiva, una rete di strutture psichiatriche-giudiziarie, secondo quanto previsto da tempo. Mi riferisco a progetti elaborati nel 2002, nell’ambito dell’assessorato Sanità e del coordinamento lombardo dei primari di psichiatria che ipotizzavano l’attivazione di speciali residenze per pazienti prosciolti per infermità di mente e pericolosi socialmente, senza escludere la possibilità di inserirvi pazienti “problematici” dei DSM. Le sedi delle prime tre strutture erano previste nell’ambito dei DSM di Bergamo, di Mantova e di Como, proprio come previsto dall’attuale progetto con l’unica eccezione di Leno, anche se il territorio bergamasco è vicino.
Del resto Leno è anche vicina a Castiglione delle Stiviere, che si configura come centro di questa rete che si estende anche nel Veneto, a Nogara, cittadina confinante con il mantovano, presso il cui ospedale è prevista la costruzione di altre 2 residenze ex OPG. Ne da notizia il Corriere Veneto on line del 10 marzo riferendo delle polemiche tra amministratori di quel comune, favorevoli al progetto che porterà denaro, occupazione e miglioramento dell’ospedale ed opposizione e cittadini preoccupati che la residenza giudiziaria sia pericolosa per la popolazione. E’ la stessa polemica che nei mesi scorsi si è registrata anche a Leno e Mariano Comense. Tutti guardano a Castiglione delle Stiviere, che ovviamente può esibire, per lunga esperienza, i vantaggi economici ed occupazionali derivanti dall’OPG.
Come abbiamo visto uno dei progetti di miniOPG è stato sviluppato sin dal 2002 dal Coordinamento lombardo dei primari di psichiatria. E’ questo un organismo formale, riconosciuto dall’assessorato regionale, del tutto centrale nel progettare e gestire i servizi lombardi. Come sappiamo la Lombardia è stata, ed ancora è, la terra della politica consociativa e del modello Formigoni. Caratteri che ritroviamo anche nel coordinamento primari. Arricchiti, si fa per dire, di una cultura professionale burocratica ed incline ai modelli più che alle pratiche. Per esempio dai GAT (gruppi tecnici regionali) egemonizzati dagli psichiatri sono venute tanto le elaborazioni che giustificano l’uso della contenzione nei SPDC quanto questo progetto di residenze psichiatriche giudiziarie.
Sullo sfondo, ma non tanto, l’idea che sia possibile una nuova alleanza tra giustizia, forze dell’ordine e psichiatria che riconosca che nelle nuove malattie mentali si ripropone il nesso con la pericolosità sociale. Secondo i sostenitri di questa idea, Basaglia ieri, e Marino oggi, hanno fatto delle battaglie umanitarie sacrosante, ma la scienza è un’altra cosa. Naturalmente viene esclusa da questa analisi l’arcinota osservazione per cui lo psichiatra non è uno scienziato ma il funzionario del controllo e del consenso, che necessita di un dispositivo attraverso cui esercitare la sua funzione. Un dispositivo preferibilmente “buono”. Per esempio si sostiene che le numerose dimissioni dall’OPG di Castiglione delle Stiviere presentano molto meno recidive rispetto alla adozione di misure alternative con l’affidamento ai DSM. Che però può anche richiedere l’uso della forza se necessario. Uso che va preparato con una adeguata campagna. Per esempio facendo crescere allarme e paura. Come non leggere in questo modo l’indagine lanciata dalla Società Italiana di Psichiatria, che chiede a tutti gli psichiatri di censire gli episodi di violenza, solo quelli dei pazienti naturalmente? Del resto non è passato molto tempo da quando gli psichiatri milanesi accettarono di collaborare con la precedente giunta comunale che chiedeva venissero fornite alla polizia locale le liste dei pazienti potenzialmente pericolosi.
E pensare che ancora oggi il sito dell’Agenas, dedicato alle buone pratiche, indica l’esperienza di un SPDC no restraint come idonea a prevenire gli episodi di violenza in cui potrebbero incorrere gli operatori.
Purtroppo, con buona pace dell’allora senatore Marino, il programma della Regione Lombardia dimostra come sia possibile perseguire un obiettivo neo-manicomiale sfruttando le disponibilità economiche che fanno seguito agli scandali ed ai buoni propositi. Nuovi dispositivi per il controllo che si avvalgono di vecchi funzionari : gli psichiatri.