È Natale. Nel nostro viaggio insieme a Marco Cavallo abbiamo incontrato tante persone e tanti internati. È stata una grande esperienza poter venire soprattutto in contatto con le vite sospese, poter parlare, poter guardare negli occhi i reclusi negli istituti che abbiamo attraversato. Io me li ricordo, i vostri occhi. Anche se il volto adesso sta scolorando nella mia memoria, i vostri occhi non li dimentico. Perché avevano tutti la stessa espressione. Un po’ annebbiati, un po’ tristi, rassegnati, ma con una luce. Che si chiama speranza. Che si chiama aiutami. È Natale. Io non lo so se voi crediate in Dio. Forse solo ci sperate, un po’ come tutti. Ma voi avete smesso di sperare. Sappiate che se non esiste lui, esiste l’amore. E in quello io non ho smesso mai di sperare. Non l’ho cercato nella pioggia fredda, nel buio della notte, nelle costrizioni talvolta dolorosissime della vita quotidiana. Per tutti, auguro buon Natale a Giuseppe che ho incontrato a Secondigliano. Ci ha detto, accarezzando stupito il cavallo azzurro, che un cavallo può ritenersi uno spirito libero solamente quando si libera dal peso del carretto che lo vincola e lo incatena. Auguri a Marco, a Giovanni, a Pietro e a tanti altri, senza dimenticare quanti, operatori penitenziari e sanitari, condividono parte della loro vita nella costrizione e nell’ insensatezza di questi luoghi. Auguri da Flora e tutta la squadra di Marco Cavallo
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